SASSETTA E LE FESTE D’OTTOBRE

Il Carducci sceglie, non a caso, il nome di un sassetano (il Tigrino della Sassetta), per il suo truce guerriero: da sempre, infatti, Sassetta ha fama di “vero nido di uccelli rapaci, abitato da uomini usi alla lotta e resi più rudi dall’asprezza del luogo, dalle fole foreste circostanti e dalla sicurezza del loro castello, uomini fieri e sanguinari”, come ebbe a definirla lo storico Enrico Lombardi.
Il Carducci era rimasto particolarmente colpito dalla tragica fine di Giovanni Bertinelli, suo insegnante a Bolgheri, assassinato, si dice, per vendetta da un suo servitore sassetano, tale Cagnerino: Cagnerino il bracconiere, dalla “barba diventata bianca ma l’anima rimasta nera”, questo fu tanto famoso a Sassetta da essere diventato modo di dire: come sei cagnerino!! Ad indicare chi non dimentica e non perdona.
Ma il poeta conosceva ed apprezzava anche altri aspetti di Sassetta, se è vero, come si racconta, che fu durante una delle molte graditissime cene a base di cacciagione dall’amico sassetano Emilio Agostini che il Carducci trovò l’ispirazione per declamare i famosissimi versi estemporanei: “il primo petto, il secondo schietto, il terzo senz’acqua, il quarto non s’annacqua, il quinto tutto vino, il sesto come il primo..”
Ed è proprio tale fierezza ed orgoglio, tale senso dell’ospitalità e gusto della buona tavola, caccia e bracconaggio gli ingredienti fondamentali della Festa D’Ottobre-sagra del tordo e della castagna.
Questa è una delle sagre più antiche e più caratteristiche di tutto il comprensorio: nell’incantevole scenario naturale della ridente località montana, vi attendono migliaia di tordi, faraone e polli arrostiti sullo spiedo del gigantesco girarrosto eretto sulla piazza; specialità culinarie locali; vino generoso dei nostri colli.
Nata nel 1963 per iniziativa del Comitato Turistico, la Tordata è stata rilanciata nel 1978 dalla Pubblica Assistenza.
Successivamente, dal 1984, con l’adesione dell’Amministrazione comunale e di altre associazioni, la festa è stata ampliata e migliorata, con l’inserimento di sagre ottembrine, di una giostra di ispirazione storica, di un corteo storico che rievoca le imprese degli Orlandi, discendenti di Tigrino della Sassetta, di numerose altre iniziative collaterali: il tutto sotto il nome comune di FESTE D’OTTOBRE.
Le Giornate della Festa: le presentazioni
L’apertura della Festa d’Ottobre prevede le Presentazioni Ufficiali, l’apertura degli stand gastronomici con le specialità della cucina sassetana, l’inaugurazione delle Mostre, ed uno spettacolo folcloristico.
Il Premio Letterario “Emilio Agostini”
Segue la Cerimonia di assegnazione del “Premio Letterario “E.Agostini”, da assegnarsi ogni anno , in occasione della Festa d'Ottobre - Tordata e Sagra della Castagna, ad un'opera letteraria di interesse locale, segnalata dagli Iscritti dell’omonimo Circolo Culturale.
Il Palio
La Festa ha il suo inizio ufficiale presso la Sala del Consiglio Comunale di Sassetta con la Presentazione del Palio, il tradizionale drappo dipinto, opera di uno dei Pittori Soci del Circolo Culturale “Emilio Agostini”, che costituisce il premio per il Rione che vincerà la Disputa del Palio dei Ciuchi, programmata per l’ultima Domenica della Festa.


Il corteo storico
Gonfaloni dei quattro Rioni attraversano tutto il borgo di Sassetta, sfilando secondo l'ordine di arrivo dell'ultima Disputa, accompagnati da un corteo di personaggi in costume medievale rappresentanti gli Orlandi, Signori della Sassetta fino al 1517, con i Notabili e le Magistrature del Comune. Da notare che ogni dettaglio del Corteo e delle Celebrazioni (i personaggi, il Censo di Paglia e Legna, le singole Suppliche che vengono rievocate) è rigorosamente tratto dalla autentica documentazione originale medievale (Statuti, Libro delle Suppliche, Libro dei Ricordi, etc.).
La "comparsa" della corte comprende figure documentate dagli antichi Statuti di Sassetta:
· il Soprastante, o “Maestro di Campo”, che apre e guida il corteo, e sovrintende alle celebrazioni;
· I Paggetti, che recano una riproduzione del reliquiario a Croce di Cristallo di Rocca e della Sindone, che furono onati il 22 Maggio 1626 dai Marchesi Montalvo alla Chiesa di Sassetta;
· i Signori, ovvero Ranieri della Sassetta, ultimo Orlandi sassetano, accompagnato dalla Signora e dai Paggetti;
· il Frate Predicatore: ovvero il Frate inquisitore Antonio da San Miniato, minorita, che il nove Maggio 1361 fu chiamato a giudicare e condannò il presbitero Paolo, cappellano della chiesa di Sassetta, in quanto “evocatore e adoratore di diavoli, e facitore di malìe per procacciarsi l’amore delle femmine , ... facendo foglie frittelle da dar da mangiare alle donne da concupire”. La suggestiva immagine di un frate compare oggi misteriosamente, non visibile ad occhio nudo ma solo tramite strumenti meccanici - fotocamere o videocamere - sulle mura dell’antico Castello di Sassetta, al di fuori dell’ingresso principale, quasi al termine della discesa cosiddetta dell’Insedici.
· il Camarlingo, che secondo gli antichi Statuti del 1517 aveva funzioni di tesoriere e di cancelliere giudiziario;
· il Capocaccia, che impersona la tradizione della caccia, da sempre risorsa fondamentale dell'economia e della società sassetana; già .nel 1472 Iacopo di Ranieri Orlandi, scriveva a Lorenzo il Magnifico: “... ho cacciato e fatto cacciare per pigliare selvaggina assai e tutto quello che si fussi preso ero designato mandare alla signoria Vostra ...” e “... con cento cavagli ad ogni comandamento sono parato cavalcare e stare di dì e di noete ...”. La Caccia Grossa (al cinghiale) era diffusamente regolamentata e documentata: al Capocaccia spettava “... in tutte l’occorrenze di Caccia Grossa ordinare, intimare e comandare dove e come si deva cacciare.” Inoltre “tutte le Differenze che potessero insorgere per tal causa di Caccia sieno rimesse e decise e composte da detti Capocaccia, salvo il ricorso nondimeno a S.S. Ill.ma ...”
· l'Uffiziale (detto anche il Sere); aveva anticamente il compito di eseguire e far rispettare i rescritti del Signore, espressi nel Libro delle Suppliche;
· i Balestrieri, che scortano il Palio, il drappo dipinto che costituisce il premio per il Rione vincente, (opera di uno dei pittori Soci del Circolo Culturale "E.Agostini", liberamente ispirato alla Sindone dipinta dal Bronzino, donata il 22 Maggio
1626 alla chiesa di Sassetta dai Marchesi Ramirez da Montalvo, insieme alla Croce di Cristallo di Rocca); già il 27 Gennaio 1478, Iacopo della Sassetta, Cavaliere e Capitano delle milizie fiorentine, scriveva a Lorenzo de' Medici per richiedere, per la difesa del Borgo, “... dieci o dodici balestrieri a cavallo ...”; nel 1498 i Balestrieri di Ranieri Orlandi combatterono vittoriosamente i Fiorentini a San Regolo (Pisa si era nel frattempo ribellata al
dominio fiorentino); il 13 Novembre 1502 Nicolò Machiavelli scriveva da Imola ai Dieci di Guerra a proposito delle truppe del Duca Valentino: “... messer Rinieri della Sassetta e Giampaolo da Toppa con cento balestrieri ...” I Balestrieri portano anche le insegne delle antiche Compagnie Laicali (che qui rappresentano e simboleggiano le Associazioni di Volontariato che organizzano la Festa d’Ottobre).
La “comparsa di ogni Rione comprende:
· i Campai, che recano le “insegne di campo” con i colori dei Rioni; secondo gli Statuti, ai Campai spettava il compito di “... vedere e stimare ogni danno dato ne la Corte de la Sassetta ...”
· i Consoli, accompagnati dalla Dame; insieme al Camarlingo ed ai Provveditori, i Consoli compaiono negli Statuti del 1517, ed erano incaricati dell'amministrazione civile e militare del Comune: “... li quali Consoli àbino ad essere obediti e onorati da ditti homini del Comune de la Sassetta ...” e “... delle quali Guardie s’abia a fare listra la quale abia a tenere e Consoli e comandare ditte Guardie giorno per giorno notte per notte bisognando ...”.
· i Provveditori, che secondo gli Statuti avevano “... l’auctorità di porre e' pregi alle robe che si venderanno in decto Comune, ... anno per anno tempo per tempo ...”.
· le Fanciulle, protagoniste della Cerimonia di rievocazione dell'Offerta ai Signori del Censo di Paglia e Legna, cui erano tenute “per ordine antico mediante li Statuti nostri” tutte le famiglie sassetane. Il I° Marzo 1588, le Fanciulle del Castello chiesero ed ottennero “... che ci levi una tanta gravezza della Paglia et Legna, intendendosi però quando la S.V. et la Signora non ci habitano, ... et stando la Signora alla Sassetta siamo obligati come per il passato ”
· i Supplicanti; ovvero i popolani che recano al Signore le richieste di grazia, o licenza, che verranno pubblicamente accolte o respinte con Rescritto del Signore.
I costumi, realizzati interamente a Sassetta, sono, ovviamente, un rifacimento in stile dei panneggi medievali, desunti da affreschi ed altri disegni d'epoca.
Le Reliquie
Con il Corteo sfilano le riproduzioni delle due Reliquie donate alla Chiesa di Sassetta il 22 Maggio 1626 dal Signore della Sassetta, Marchese Antonio Ramirez da Montalvo: un reliquiario a croce di cristallo di rocca, “la Sacratissima Croce posta in una croce di cristallo di montagna, alta due terzi di un braccio et di lunghezza un terzo et di grossezza due dita, legata di rame, anzi ottone dorato, con un bellissimo piede, dentrovi molte pietre di lapislazzero, e nel mezzo il Sacro Legno”, ancor oggi in possesso del Parroco di Sassetta, ed una copia della Sindone “vera copia di quell'originale ch'è in Turino di Savoia nelle mani del Serenissimo Duca. La qual copia fu cavata dal Bronzino Vecchio per il Gran Cosimo Primo di Toscana”, oggi perduta. Le reliquie furono collocate nella Chiesa con una cerimonia pubblica, suggestivamente descritta da don Garzia Montalvo nel “Libro dei Ricordi della Sassetta”:
“... et, essendo tutta la Compagnia del Corpus Domini in punto, tutto il clero cominciò il Vexilla Regis, e nello stesso tempo uscì di Chiesa il Crocifisso. All'apparir del quale si fece una salva di moschettate nobilissima, e li duoi sopradetti Signori presero il Baldacchino, essendo il Sindone in sur un'asta grande, portato dal Signor Pievano Ruffino Maini da Modigliana. Et, mentre durò tutta la processione, sempre si udirno tiri di moschetto in buona quantità. Tornata la Processione alla Chiesa, tutto il populo fu con gran devozione a baciar il Sacratissimo Legno in mano al Signor Vicario. Di poi Monsignor la collocò al lato diritto dell'Altar Maggiore, con obbligo che il Signor della Sassetta e suoi discendenti in infinito di tenervi acceso, tutti i Venardì dell'anno, un lume dall'apparir del sole al tramontare. E, in più, ogn'anno in tal giorno dell’Ascensione farvi una Festa Solenne, tenendo tutto quel giorno esposte tutte e due le Reliquie ...”
I Rioni
Seppure di recente istituzione, (sono sorti infatti con il Palio del 1985), i Rioni, o Borghi, Sassetani, traggono ispirazione da tradizioni storiche e da antiche leggende, secondo rigorose ricerche in tal senso compiute.
Già gli Statuti del 4 Gennaio 1557 citano, alla rubrica 89, il “... Castello, o suoi Borghi ...” . Nel Libro delle Suppliche di Don Antonio Montalvo, risalente alla seconda metà del 1500, come pure nel secentesco Libro dei Ricordi della Sassetta si trovano citati -certo come semplici toponomastici, ma pur tuttavia come nomi di luoghi di una qualche importanza- il Borgo di San Roccho e la Parte di San Bastiano, il Borgo di Mezzo ed il "Locho detto il Prataccio".
l territorio dei Rioni moderni corrisponde all'incirca ai principali agglomerati dell'insediamento urbano (e zone limitrofe), ovvero il Castello corrisponde al Centro Storico e Poggetto, il San Rocco alla frazione delle Fornaci , Poggio e via di Castagneto (territorio compreso tra via del Poggio e via delle Vigne), il Frataccio alla zona della Valcanina e via di Suvereto (tra via del Poggio e via di Suvereto), il San Sebastiano alla zona omonima (tra via di Suvereto e via delle Vigne). Ovvero, i Borghi "esterni" dividono la campagna in tre "spicchi", al centro dei quali é il Castello, o "Borgo di Mezzo", con il medievale Castello Orlandi, il Palazzo Montalvo e la Chiesa di Sant'Andrea Apostolo. Dal 1985, i Rioni si disputano, durante la Festa d'Ottobre, una Giostra Cavalleresca; in palio, un tradizionale drappo dipinto, offerto dagli artisti Soci del locale Circolo Culturale "E.Agostini".
Il Castello

Oltre il Borgo di Mezzo e la Via del Poggetto, fanno parte di questo Rione, la Via Marconi, Via delle Conce e tutto il Centro Storico: cioè tutto il nucleo centrale e più antico del paese, sorto appunto intorno al Castello ed alla Chiesa di Sant'Andrea Apostolo intorno all'anno Mille. Il territorio del Castello ha la caratteristica di trovarsi quasi interamente sull’antico lastricato del paese. Lo stemma, di Rosso inquartato di Nero, ricorda i colori degli Orlandi, Signori della Sassetta fino al 1517.
Il Frataccio

Comprende la Valcanina, la Via di Suvereto, e tutta la zona Sud-Ovest del paese. In questi luoghi si trovano molti resti di antichi romitori: fra gli altri, quelli di San Guido della Gherardesca e della Beata Eleonora Montalvo. Il nome moderno del Rione vuol ricordare appunto i frati eremiti che qui vissero, ma il toponimo Frataccio, o forse meglio Prataccio, è citato già nel cinquecentesco "Libro delle Suppliche" di Don Antonio I di Montalvo, Signore della Sassetta. I colori dello stemma sono d’Oro barrato di Bianco, con bordi Blu.
San Rocco

Via di Castagneto, Via del Poggio, Le Fornaci, Campagna Nord. Il suo nome ricorda il mito trecentesco di San Rocco di Montpellier (citato nel "Libro dei Ricordi della Sassetta" di Don Garzia Montalvo) che, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, visse alcuni anni in eremitaggio a Sassetta, compiendo miracoli, nel luogo dove oggi sorge la Chiesina omonima. Lo stemma del Rione è Verde, con partitura Bianca.
San Sebastiano

Si estende a Sud-Est del paese, su Via Roma, Via di San Sebastiano ed il Poderino, nei luoghi dove sorgeva la Cappella di San Sebastiano, oggi distrutta, posta all'ingresso del paese a protezione contro la peste. Un primo accenno alla "Parte di San Bastiano" si trova già nel Libro dei "Ricordi della Sassetta" di Don Garzia Montalvo, risalente al '600. Il Bianco troncato di Rosso dello stemma riprende i colori del Comune di Sassetta
Le Compagnie Laicali
Con i Rioni sfilano le insegne della Compagnia della Madonna del Rosario (Bianco-Celeste) e della Compagnia del Corpus Domini (Oro e Porpora). Le Compagnie Laicali, associazioni di volontariato, mutuo soccorso e assistenza, erano attive a Sassetta fino dal 1600; furono censite e descritte nella Visita pastorale del Vescovo Piccolomini di Massa nel 1626; che di fatto inaugurò la chiesa di Sant’Andrea Apostolo, ricostruita a spese delle due Compagnie.
La Compagnia del Rosario possedeva alcuni castagneti, una casa ed un altare nella chiesa, sul quale si celebrava ogni sabato e ogni seconda Domenica del mese; la solennità dell’Assunta e la prima Domenica d’Ottobre erano seguite dall’ufficio anniversario per i benefattori.
La Compagnia del Corpus Domini accompagnava il Sacramento nelle processioni, e gli infermi con lumi e cera a proprie spese; non disponeva di beni, ma soltanto di elemosine; gli affiliati vestivano di sacco; disponeva di un altare e dei paramenti in dotazione, ma non vi si celebrava mai nessuna ufficiatura. Ancora ai nostri giorni, gli incappati del Corpus Domini accompagnavano le statue della Madonna Addolorata e del Cristo nella processione del Venerdì Santo.
Gli stemmi delle due Compagnie sono visibili sui rispettivi altari, tuttora esistenti nella Chiesa Parrocchiale di Sassetta;
Nel Corteo, le insegne delle Compagnie simboleggiano e rappresentano le Associazioni di Volontariato che oggi organizzano la Festa d’Ottobre.
Le rievocazioni
La Festa d’Ottobre entra nel vivo con la seconda giornata, tradizionalmente dedicata alle rievocazioni storiche: in questa Giornata sono presentate al pubblico, che accorre sempre numerosissimo, le vestigia della storia e della tradizione sassetana
Le Suppliche al Signore della Sassetta
Il Signore della Sassetta amministrava il feudo, anche giuridicamente, esaminando le richieste dei sudditi e di volta in volta concedendo, o negando, grazie, licenze, ed autorizzazioni o comminando o condonando sanzioni e punizioni, con un suo Rescritto che veniva apposto in calce alla Supplica. Il Libro delle Suppliche, che raccoglieva copia dei documenti relativi, offre così un vivissimo quadro della vita e della società sassetana dell’epoca: compravendite, successioni, contravvenzioni, amori e matrimoni (come nella Supplica di Giovanni di Simone), ma anche risse, omicidi e condanne (come nella Supplica della vedova di Bilio, od in quella del Capitano Piero Torrebianca), e ambizioni letterarie (l’aspirante maestro di scuola Menco di Batista) rivivono nella rievocazione.
Il Censo di Paglia e Legna
I personaggi e le celebrazioni del Corteo Storico rievocano l'antica consuetudine del tributo al Signore della Sassetta del Censo di Paglia e Legna, a cui erano tenute tutte le famiglie sassetane fin da prima del 1500. Nel mese di Ottobre, i Consoli e le Fanciulle dei Rioni, alla presenza dell’Uffiziale (detto anche il Sere), essendo i Signori in Sassetta, rinnovano simbolicamente l'Offerta del Censo, documentata dagli antichi manoscritti: la rubrica 96 degli Statuti della Comunità e Huomini della Sassetta del 4 Gennaio 1557 ricorda infatti “a perpetua memoria ... l'obligo antico che gl'huomini della Sassetta hanno auto, hanno et haveranno ... in recognizione di Signoria ... ciascheduno adunque Capo di sua famiglia ... per tutto il Mese di Ottobre ... diano provedere al Signore Paglia e Legne per uso della sua Casa. E per questo effetto siano obligati li Consoli ordinare ... con la presenza dell'Offiziale, il modo e la via che più comodo giudicheranno essere a tutti di dare tali legna, e paglia”; i Consoli regolamentarono il tributo, il 12 Marzo 1586, modificando l'uso fino allora seguito “per ordine antico mediante li Statuti nostri ... che chi non ha bestie le faccia, et chi n'ha le porti ...” in un vero e proprio Censo “... che ogni famiglia come sopra ne dovessi portare una soma a V.S.I. ... non intendendosi però derogare allo Statuto sopra disponente .... acciò ognuno habbia el suo carico”. Il primo Marzo 1588, poi, le Fanciulle del Castello della Sassetta chiesero ed ottennero “che ci levi una tanta gravezza della Paglia et Legna, intendendosi però quando la S.V. et la Signora non ci habitano ... et stando la Signora alla Sassetta siamo obligati come per il passato. Et detta gratia la domandano per tutti noi, et quelli che verranno doppo noi in perpetuo ...”
Il palio dei ciuchi
“... tu, Cencio del Poderino, metti fuori la bandierina di carta, che disegnavi dianzi in iscuola; hai fatto una croce a quadretti bianchi e neri; il fondo è a lapis rosso e turchino; le nappe, quattro nappe ai lati e una più lunga alla mazza, sono di stame colorato. Gigi di Bracalino darà le mosse: uno, due, tre, Sant’Antonio! - e non ci saranno questioni.
Si correva come puledretti frustati la prima volta, percuotendoci col palmo della mano alle coscie, per imitare il calpestìo degli zoccoli. Il vincitore aveva la bandiera e veniva portato in trionfo fino alla piazza, mentre altri ragazzi che avevano in capo berretti di carta con pennacchi a colori, suonavano le loro trombe nel sacco ...”

La prima Giostra sassetana di cui si ha notizia certa, si disputò nel 1627, in occasione della celebrazione della donazione alla chiesa, avvenuta l’anno precedente, ovvero il 22 Maggio 1626, da parte del Signore della Sassetta, Marchese Ramirez da Montalvo, di due Reliquie: una copia della Sindone -dipinta dal Bronzino vecchio e già donata ai Montalvo da Cosimo Medici-, oggi perduta, ed una “Croce di Cristallo di montagna, alta due terzi di un braccio et di lunghezza un terzo et di grossezza due dita, legata di rame, anzi ottone dorato, con un bellissimo piede, dentrovi molte pietre di lapislazzero, e nel mezzo il Sacro Legno”, tuttora in possesso del Parroco di Sassetta. La donazione avvenne in occasione di una visita pastorale del Vescovo Piccolomini di Massa; la relazione della giornata -nel Libro dei Ricordi della Sassetta di Don Garzia Montalvo- ci parla di una Processione solennissima, del Vescovo sotto il Baldacchino, della “soldatesca e moschetteria a suon di tamburo”. “Et, essendo tutta la Compagnia del Corpus Domini in punto, tutto il clero cominciò il Vexilla Regis, e nello stesso tempo uscì di Chiesa il Crocifisso. All'apparir del quale si fece una salva di moschettate nobilissima, e li duoi sopradetti Signori presero il Baldacchino, essendo il Sindone in sur un'asta grande, portato dal Signor Pievano Ruffino Maini da Modigliana. Et, mentre durò tutta la processione, sempre si udirno tiri di moschetto in buona quantità. Tornata la Processione alla Chiesa...”; par quasi di leggere la relazione di una moderna Festa d'Ottobre!
“... fecesi di poi la Messa Grande, la processione solennissima con molti tiri di moschetti et archibusoni dal Palazzo, con grandissima devozione e concorso di popolo. Et tutto passò benissimo. Il giorno, doppo desinare, si cantò uno bellissimo Vespro. Et, finito il Vespro, quella Gioventù ordinò una Giostra a Cavallo correndo all'hora, per honorar li forestieri, e principalmente quelli che avevano desinato con detto Signore, che furono i figlioli del Capitano di Campiglia Pierazzini, e l’Alfier Cimi di Suvereto, et il castellano della Torre di San Vincenti, et il Migliorati.”
Allora come oggi, insomma, un'occasione di festa. La Giostra come Palio dei Ciuchi si riallaccia ad una tradizione sassetana, di cui si ha notizia certa almeno fino al primo dopoguerra. Il ricordo popolare conserva i nomi degli antichi campioni, insieme ad alcuni indimenticabili episodi delle gare (il ciuco che si fermò per mangiare dei fiori, o l'altro che rientrò di botto nella propria stalla, disgraziatamente situata sul percorso di gara, analogo a quello di oggi). La corsa si disputa oggi in tre batterie, con l'eliminazione in ognuna dell'ultimo classificato.