Mille anni di storia
Il castello di Sassetta sorse, probabilmente come contrafforte per la difesa della costa tirrenica dalle incursioni dei pirati saraceni, certamente prima del Mille.
Ne furono feudatari gli Orlandi della Sassetta, ramo degli Orlandi Pellari, una delle potenti famiglie pisane che facevano risalire la loro discendenza fino ai sette baroni ai quali l’imperatore Ottone I affidò la Toscana nell’inverno del 961, dopo la sua incoronazione a Roma.

La famiglia degli Orlandi si faceva risalire anche ad un leggendario Giovanni detto Nanni, uccisore nel 1109 di un terribile serpente che sputava zolfo dalla bocca, e che per questo avrebbe ricevuto onori e ricompense dall’imperatore Enrico III (che era già morto da tempo: anacronismo non infrequente nelle leggende), e posto nello stemma di famiglia la figura del drago (in effetti, nel 1516 gli Orlandi della Sassetta inalberavano come lori stemma una vipera).
Al di là delle leggende e delle tradizioni, il primo Orlandi storicamente documentato fu un Rodilando, al cui figlio Gualando fu confermato il feudo della Selva Palatina nel 1081 da Enrico IV; il feudo fu confermato anche nel 1112 dalla contessa Matilde di Toscana.
Gli Orlandi furono feudatari della Selva Palatina di Migliarino, di Col leviti in Val di Fievole, di Pescia, e del castello della Sassetta in Maremma.
La più antica notizia storica riguardante gli Orlandi della Sassetta si riferisce ad un Ranieri di Tigrino, che combattè per Pisa, alleata di Raimondo Berengario III di Barcellona alla presa di Maiorca delle Baleari, nel 1116; nel 12387 Ugolino e Rainieri Orlandi Della Sassetta sono tra i firmatari della pacificazione avvenuta a S.Maria a Monte tra comuni e nobili del contado pisano; Pirro della Sassetta comandava una nave pisana alla battaglia della Meloria; nel 1252 Pannocchia degli Orlandi assalì il monastero di San Pietro in Monteverdi (territorio della nemica Volterra), uccidendone l’Abate, cacciandone i frati e saccheggiando e devastando la Badia di Palazzuolo.
Uno dei frati riuscì comunque a fuggire, portando con se una statua della Madonna in legno nero di ebano, successivamente ritrovata in circostanze miracolose ai piedi di un frassine: quell’immagine oggi è venerata presso il santuario della Madonna del Frassine.
Una voce popolare vuole che i sassetani siano ancor oggi, per qull’episodio, sottoposti a scomunica.
Nel 1288 Pannocchia aiutò i Guelfi fiorentini nella conquista di Pontedera; due anni dopo fu console pisano a Tolemaico, dove morì combattendo i musulmani.
Altro esponente di rilievo della Famigli Orlandi-Pellari fu il Tigrino della Sassetta che, come ricordato anche dal Giosuè Carducci nella sua Faida di Comune, al seguito di Uguccione della Faggiola fu protagonista dell’assedio di Lucca del 1314, e scrisse sulla porta di San Friano, davanti ad un’antenna da cui pendevano quattro specchi, col sangue di un prigioniero, la truce minaccia “or ti specchia Bonturi Dati – che i lucchesi hai consigliati” .

(Il poeta Giosuè Carducci)
Più in particolare ecco gli ultimi versi dell’opera del
Carducci:
"Ma Tigrin Della Sassetta, - faccia ed anima cattiva, - trasse a corsa pe' capelli - un lucchese che fuggiva - e la spada per le reni una volta e due gli fisse - tinse il dito entro quel sangue - su la porta così scrisse: - manda a te Bonturo Dati - che i Lucchesi hai consigliati - da la porta a San Friano - questo saluto il popolo pisano."
Nel corso del 1400, dopo la morte del Duca Gian Galeazzo Visconti, quasi tutta la Toscana cadde sotto il dominio di Firenze, l’antica rivale Pisa fu, già nel 1406, ceduta da Gabriele Maria Visconti, e conseguentemente anche Sassetta, territorio pisano, entrò nella sfera d’influenza fiorentina: ma non per questo cessò al fedeltà a Pisa degli Orlandi della Sassetta, che non persero occasione per partecipare ad ogni tentativo di ribellione ed insurrezione, arrivando, cento anni dopo, addirittura a perdere il feudo.
Già nel 1433 Ranieri di Tommaso Orlandi fu condannato a morte; la condanna fu poi sospesa e quindi annullata nel giugno 1434.
Da notare la coincidenza delle date con quelle della condanna all’esilio e del ritorno di Cosimo De Medici il Vecchio.
Con l’avvento al potere dei Medici, le cose sembrano infatti cambiare, e gli Orlandi, appaiono in buoni rapporti con i futuri Granduchi, in particolare con Lorenzo il Magnifico, con cui intrattengono un intenso carteggi; nel 1472 Iacopo di Ranieri Orlandi scriveva a Lorenzo:
“….ho cacciato e fatto per pigliare selvaggina assai e tutto quello che si fussi preso ero designato mandare alla signoria vostra…” e “…con cento cavagli ad ogni comandamento sono parato cavalcare e stare di lì e di noete…”
alimentando così fino ad allora la fama dei sassetana cacciatori e guerrieri.
Nel 1475 Iacopo fu nominato Cavaliere e Capitano delle milizie fiorentine, e successivamente gli Orlandi della Sassetta sono ripetutamente elencati tra coloro che offrono i Palii e Firenze per S.Giovanni.

(Lorenzo Il Magnifico)
Da Campiglia il 27 Gennaio 1478, Iacopo scriveva a Lorenzo de Medici che Alfonso, duca di Calabria (ovvero Alfonso II D’Aragona, Duca di Calabria dal 1458 e re di Napoli dal 1495) aveva violato il suo salvacondotto, anzi “molti altri più delle genti sua avevano danneggiato i beni della Sassetta, avevano ingiurato gli Orlandi” tanto che suo nipote Pierpaolo, uscito dal Castello, aveva assalito gli uomini del Duca, “uccidendone sette ad otto”: a riprova del carattere e delle pulsioni guerresche degli Orlandi di Sassetta.
Era ad attendersi una rappresaglia molto pericolosa per il borgo e correva voce che il duca volesse incendiarlo.
Pel al sua difesa occorrevano subito una cinquantina di fanti e dieci o dodici balestrieri a cavallo; suo nipote li aveva chiesti ai Signori Dieci di Balia ma, non vedendo risposta, Iacopo li chiedeva direttamente a Lorenzo.
Dopo la morte del Magnifico (1492), la calata di Carlo VIII (1494) provocò la cacciata dei Medici ed una crisi interna allo stato di Firenze, che portò ad agitazioni e ribellioni in tutta la Toscana; nel 1501 Ranieri di Pietro Paolo fu inviato a combattere la ribellione di Pisa,e non esitò a passare ai pisani assediati.
Ranieri fu stimatissimo guerriero: i suoi balestrieri sconfissero i Fiorentini a San Regolo, ed anche dopo la sconfitta di Cascina del 1499, il vincitore Paolo Vitelli, rifiutò di imprigionare il nemico.
Ranieri, dichiarando di “non voler esser bargello di un soldato valente e da bene”: per questo episodio il Vitelli fu processato e decapitato dai fiorentini il 1 ottobre 1499.
Questo, insieme a Vitellozzo Vitelli, fratello di Paolo, si alleò a Cesare Borgia, il duca Valentino, e partecipò con lui alle conquiste dell’isola d’Elba e di Pianosa (territorio di Piombino e feudo di Iacopo IV Appiani); ma quando Borgia liquidò l’amico Vitelli, Ranieri ritornò, acclamato, alla difesa di Pisa; catturato durante una sortita del 1504, fu condannato a morte il 27 novembre 1506;la sentenza verosimilmente non fu eseguita, infatti lo stesso Ranieri era a Pescia il 31 agosto 1511, rappresentante del vicerè di Napoli; ma successivamente, per aver mancato di presentarsi ad una convocazione della Signoria Fiorentina, fu dichiarato ribelle insieme al fratello Geremia ed esiliato il 15 ottobre 1516; il feudo fu confiscato ed il castello distrutto; gli Orlandi condannati all’esilio, e destinati a non tornare più a Sassetta.
Non ebbe fortuna il tentativo di coinvolgere nella difesa del feudo, per via matrimoniale, i potenti vicini Conti della Gherardesca, che portò solo ad un litigio, motivo di un duello nel quale Geremia Orlandi uccise il cognato Fazio delle Gherardesca.
Ranieri non si rassegnò alla perdita del feudo, e scrisse numerose lettere a maggiorenti dell’epoca, in particolare a Giovanni dalla Bande Nere ed al nuovo Papa Leone X (membro della famiglia Medici) per chiedere interventi in suo favore e la restituzione del Castello della Sassetta: ma incontrò la durissima opposizione della signoria fiorentina, che respinse inappellabilmente ogni possibilità di revisione della sentenza.

(Niccolò Machiavelli)
“Questa mattina si è ricevuta la tua dè nove contenente in che termine si trovi l’opera del riunare la Saxeta. Et quanto alla ruina del palazzotto et della torre ne restiamo assai satisfacti, quando la resti ne’ termini ci scrivi. Ma non restiamo già punto satisfacti che le case intorno ad decto palazzotto restino in alcuna parte in piè, né ci pare per questo tu habbi lecto le lectere ti scrivemmo al 5, 6, et 7 et 8 di questo, per le quali ti commetevamo disfacessi tucte decte case ifino al piano della terra. Et perché noi siamo di quella medesima opinione, di nuovo ti commettiamo il medesimo, et t’imponiamo non ne lasci alcuna in piè, anzi con fuoco et con altri in strumenti, le ruini ed desoli tucte, perché non vogliamoche alcun modo quello luogo si possa più abitare. Et ci sarà gratissimo non ti havere ad scrivere di questa materia, né havere ad commettere questa opera ad altri…”
Nonostante le fosche intenzioni annunziate nella lettera dal Machiavelli, Sassetta evidentemente non fu affatto distrutta, ma fu abbattuto solo il palazzotto degli Orlandi; in seguito, il granduca Cosimo I Medici ne infeudò più volte il territorio, che gli ritornò per vari motivi; ancora una voce popolare ci dice che il Capitano Mattei Sabatini da Fabriano (infeudato il 25 Marzo 1539, rinunziò al feudo nel 1542), “venne, vide e partì” spaventato da Sassetta e dai sassetani.

(Cosimo I De' Medici)
Nel 1563, il feudo fu concesso ad Antonio Ramirez de Montalvo, nobile spagnolo, (che costruì sui resti del castello Orlandi il palazzotto tutt’ora esistente), ed ai suoi discendenti in perpetuo.
I Ramirez de Montalvo tennero la signoria di Sassetta fino all’abolizione dei feudi, nella seconda metà del sec. XVIII, assumendo in seguito il titolo di marchesi e godendo solo i diritti di padronato sulla chiesa parrocchiale.
Minerva del Nero Montalvo portò a Sassetta le reliquie di una martire delle catacombe romane,
Santa Lorica (da Lòrica, “armatura”) ancor oggi venerate e portate in processione nella domenica in Albis.
La 2^ Guerra Mondiale a Sassetta: